KYC è uno dei fattori normativi e di conformità più importanti nello sviluppo di un prodotto fintech. Il suo obiettivo principale è proteggere le istituzioni finanziarie (IF) impedendo ai potenziali truffatori di accedere e sfruttare il sistema finanziario. Con l'emergere del fintech e del digital banking, anche KYC si è gradualmente spostata nello spazio digitale. Sebbene questo cambiamento abbia portato una vasta gamma di vantaggi sia agli utenti che ai fornitori di fintech, tra cui un onboarding più rapido ed efficiente e una migliore esperienza utente, rimangono ancora diverse sfide.
La fiducia dei consumatori nel fintech è cresciuta durante la pandemia, molti dei processi che utilizzano per l'onboarding provenivano direttamente dal mondo fisico: lunghi moduli, molte domande e un lungo processo per aprire un account, un approccio molto lontano dalla procedura digitale di facile utilizzo che i clienti si aspettano. Il tempo che gli utenti sono disposti a dedicare a questi processi è diminuito. Ad esempio, nel 2020, gli utenti erano disposti a dedicare 26 minuti all'onboarding di un'app fintech. Ora, nel 2022, quel numero è stato ridotto a 18 minuti e 53 secondi prima che un cliente abbandoni il processo.
Il numero totale di app d'identità digitale in uso supererà i 4,1 miliardi a livello globale entro il 2027, quasi raddoppiando rispetto ai 2,3 miliardi del 2023. Si prevede che questa crescita dell'82% sarà guidata dall'uso d'identità digitali sostenute dal governo per sostituire i documenti fisici come fonte di verifica per app di terze parti, come quelle bancarie. Il rapporto afferma che questo sarà fondamentale per aiutare le aziende a ridurre il furto d'identità e soddisfare le normative KYC.
Secondo una ricerca di CB Insights, le storiche società di venture capital Sequoia Capital e Andreessen Horowitz hanno investito più nel fintech che in qualsiasi altra categoria nel 2022. L'anno scorso Sequoia ha sostenuto 25 società nel settore dei servizi finanziari. Tra i suoi obiettivi principali sono emersi i mercati dei capitali, i pagamenti, le buste paga e i benefit, con ciascuna categoria che rappresentava il 16% dei suoi investimenti.
Finalmente il fintech in Italia attrae investimenti internazionali, per un valore complessivo superiore al miliardo di euro. Dal 2016 i finanziamenti raccolti dalle realtà fintech sono costantemente aumentati con un un tasso medio annuo di oltre il 60%, quasi il doppio della media europea (34%).